V Movimento – Successo

V Movimento – Successo

V Movimento, 2010

ARREVUOTO PUNTO E A CAPO

Siamo al quinto anno del progetto Arrevuoto, e questo ci pare già un successo.

In una città difficile ma straordinariamente viva come Napoli, dove i conflitti, le contraddizioni e le tensioni sociali esplodono con una simbolicità che, a quanti abbiano occhi per guardare, risulta valida per gran parte del nostro Paese, Arrevuoto si è conquistato il merito della crescita progressiva agendo entro una necessità che è locale nella sua forma ma ben più estesa nelle sue necessità.

Il metodo

Quello di Arrevuoto è un metodo, pensato tra teatro e pedagogia, che si è posto alla base l’intenzione di utilizzare l’arte per incidere nei contesti sociali e quindi culturali giovanili. Se oggi, siamo arrivati al quinto anno è perché qualcosa di questo metodo si è dimostrato certamente efficace.

In cinque anni è cresciuto il numero dei ragazzi coinvolti insieme ai luoghi della città dove si sono svolti i laboratori, toccando quartieri, scuole e gruppi di ogni età.

A Scampia e a Ponticelli, in centro dal Vomero a Foria, passando per Montesanto.

Ma niente è facile, niente è scontato.

L’incontro dei ragazzi di provenienze diverse, che sta alla base dei laboratori di Arrevuoto, fa nascere grandi potenzialità ma ci obbliga anche fare i conti con ambienti e con alcune scuole che hanno preoccupazioni per la sicurezza, per il linguaggio degli spettacoli, o, più semplicemente per i confronti tra le diversità.

Auto organizzazione

Abbiamo dovuto rinunciare alla presenza istituzionale del Liceo Genovesi, che ci aveva seguito con entusiasmo fin dall’inizio e che ha invece escluso il progetto dalle attività extrascolastiche. Firmano infatti come “Collettivo di piazza del Gesù” i ragazzi del liceo che hanno deciso di seguire autonomamente Arrevuoto.

Parola ai ragazzi

Quest’anno abbiamo deciso di dare la parola ai ragazzi coinvolti nel progetto attraverso il diario di viaggio di Adriana Pollice e le note di regia firmate a più mani dai registi. Ne è nata una testimonianza ricca di umori e di vitalità, dove si mescola il lavoro teatrale con le improvvisazioni, le prove e le riscritture dei testi con gli spostamenti nei pulmini che attraversano la città per portare, alternativamente, quelli del centro in periferia e quelli della periferia in centro. Un grande lavoro di squadra che ha coinvolto 10 registi, i giovani assistenti di Punta Corsara (che da allievi di Arrevuoto sono ora aiutoregisti), i professori delle medie e dei licei impegnati nel progetto e, insieme a loro, la fondamentale presenza del gruppo dei Chi rom e… Chi no e del centro sociale Damm che lavorano sul territorio e, infine, la competenza e la passione di Elisa Ragni e di Marzia D’Alesio con tutto lo staff del Teatro Stabile. Anche quest’anno, Arrevuoto si è scelto un tema che accomuna le sue cinque messe in scena, un filo rosso che scorre tra le varie drammaturgie per segnare un obiettivo politico – ossia della polis – che questi adolescenti offrono alla città che li verrà a guardare dopo averlo discusso tra loro.

Lo spettacolo di quest’anno

Il tema di quest’anno è nato da una spontanea reazione all’assillante obiettivo del successo che viene imposto, oggi più che mai, alle giovani generazioni. Il potere enorme dei media e la cultura come mero consumo esercitano sugli adolescenti una chiamata all’affermazione di sé immediata e clamorosa che, se da una parte fa leva su naturali ambizioni, dall’altra le avvilisce in una fiera delle vanità a cui poco importa dell’esercizio e della crescita del talento.

Voce del verbo succedere

Abbiamo preso in prestito una frase del grande Carmelo Bene, il quale, con geniale semplicità, diceva che “Successo è il participio passato del verbo succedere”. Ecco quindi il nostro titolo tematico di quest’anno, per ricordarci che le lusinghe e le ambizioni hanno un tempo contato se non rinnovate da studio e dedizione da parte di chi decide di affrontarle. A questo scopo abbiamo usato Eden Teatro di Raffaele Viviani, così chiaro nel suo messaggio sulla natura laboriosa dell’arte, Un marziano a Roma di Ennio Flaiano che indaga le aspettative e le delusioni dell’acclamazione, Le stalle di Augia di Friedrich Dürrenmatt, dove il mito dell’eroe si svela come un circo evanescente per suggerire che solo l’agire in prima persona ha valore. E se I masnadieri di Friedrich Schiller ci ricorda che anche le ambizioni più giuste possono sciogliersi in rivoli di nero cinismo, Le mammelle di Tiresia di Guillaume Apollinaire esalta la natura delle differenze di genere, ribadendo che però il femminile non deve essere manipolato e spettacolarizzato per il godimento maschile. Cinque messe in scena, riadattate dai registi insieme ai loro giovani attori, al fine di portarle a misura del nostro presente con la partecipazione di tutti quelli che le animeranno, nel rispetto di un metodo teatrale e pedagogico non autoritario né gerarchico e seguendo la linea di quella “non scuola” del Teatro delle Albe di Ravenna che è stata alla guida dei primi tre anni di Arrevuoto.

Roberta Carlotto e Maurizio Braucci

In scena:

I MASNADIERI da Friedrich Schiller

LE MAMMELLE DI TIRESIA da Guillaume Apollinaire

UN MARZIANO A NAPOLI da Un marziano a Roma di Ennio Flaiano

SUPERERCOLE E LA CITTÀ NERA da Ercole e le stalle di Augia di Friedrich Dürrenmatt

EDEN TEATRO da Raffaele Viviani

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IV Movimento – Doppi Giochi

Movimento successivo

VI Movimento – L’Assedio